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Proposta di Dennet sull'insegnamento della religione

Ultimo Aggiornamento: 15/11/2008 19:58
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15/11/2008 19:56

In questo articolo, il filosofo Daniel Dennett fa una interessante proposta di legge in merito all'insegnamento della religione. Da non perdere.

Come insegnare bene ai nostri figli

Nel mio recente libro, Rompere l'Incantesimo, ho sostenuto l'introduzione di un corso di insegnamento obbligatorio sulle religioni del mondo, in tutte le scuole, pubbliche, private e casalinghe. Ecco cosa ho scritto:


Forse possiamo confidare nelle scelte informate delle persone, in ogni parte del globo, e quindi possiamo lasciarli liberi di compiere scelte informate. Scelta informata! Che idea formidabile e rivoluzionaria! Forse dovremmo confidare nelle scelte delle persone; non necessariamente che facciano le scelte che noi raccomandiamo loro, ma che facciano le scelte che hanno la migliore probabilità di soddisfare quegli obiettivi che loro fissano per se stessi.

Ma cosa dobbiamo insegnar loro, finché non sono abbastanza informati e maturi per decidere da soli? Insegniamo loro tutte le religioni del mondo, a livello di nozioni, in modo biologicamente e storicamente informato, proprio come insegniamo la geografia, la storia e l'aritmetica.

Aumentiamo l'insegnamento della religione nelle nostre scuole, anziché diminuirlo. Dovremmo insegnare ai nostri figli i credo e le tradizioni, le proibizioni e i rituali, i testi e la musica, e, quando arriviamo alla storia della religione, dovremmo includere sia i fatti positivi (il ruolo delle Chiese nei movimenti per i diritti civili degli anni 60, la fioritura della scienza e dell'arte nel primo Islam, e il ruolo dei Musulmani Neri nel portare speranza, onore ed autostima nella vita altrimenti distrutta di molti carcerati nelle nostre prigioni, per esempio) sia i fatti negativi (l'inquisizione, l'antisemitismo in tutte le epoche, il ruolo della Chiesa cattolica nel diffondere l'Aids in Africa opponendosi ai preservativi).

Nessuna religione dovrebbe essere favorita, e nessuna ignorata. E man mano che scopriamo nuove basi biologiche e psicologiche delle pratiche e degli atteggiamenti religiosi, queste scoperte dovrebbero essere aggiunte al curriculum, esattamente come aggiorniamo la nostra istruzione sulla scienza, la salute, e gli eventi attuali. Questo dovrebbe far parte del curriculum obbligatorio sia delle scuole pubbliche sia delle scuole casalinghe.

Ecco una proposta, quindi: finché i genitori non insegnano ai loro bambini niente che possa chiudere loro la mente -- attraverso la paura, o l'odio, o rendendoli incapaci di effettuare indagini (negando loro un'istruzione, per esempio, o mantenendoli completamente isolati dal mondo) -- allora possono insegnare ai loro bambini qualunque dottrina religiosa vogliano.


È solo un'idea, e forse ce ne sono di migliori da considerare, ma dovrebbe piacere agli amanti della libertà di tutto il mondo: l'idea di richiedere ai devoti di tutte le fedi di mettere il proprio credo in concorrenza con gli altri; di assicurarsi che il loro credo sia abbastanza di valore, abbastanza attraente e plausibile e sensato, da resistere alla tentazione dei suoi concorrenti. Se invece hai bisogno di incappucciare -- o accecare -- i tuoi bambini per esser sicuro che da adulti scelgano la tua stessa fede, allora è meglio che la tua fede si estingua.
Nell'anno che è trascorso dopo la pubblicazione del mio libro, questa proposta ha generato molta discussione, e non sono stato sorpreso di scoprire che molti personaggi religiosi di spicco, tra cui alcuni molto conservatori, sono stati favorevoli ad essa.

Non sono affatto impauriti all'idea di sottoporre i loro bambini ad una grande e bilanciata dose di fatti -- non valori, non propaganda -- su tutte le religioni del mondo, inclusa la propria. Essi sono d'accordo con me che questa sia, in effetti, una misura per la salute pubblica: aprendo la mente dei giovani e dando loro una quantità comune di conoscenza reciproca su tutte le religioni, proteggono tutte queste menti da quelle forme tossiche di religione che spuntano fuori qua e là in ogni tradizione. Ma ci sono alcune obiezioni a cui bisogna rispondere.

Primo, le persone vogliono sapere come si possa mai decidere il curriculum esatto. Chi "deciderebbe" quali fatti sono richiesti e quali si possono omettere? Di certo, pensano le persone, questo accenderebbe una tempesta politica.

Non è così, rispondo io. Se riusciamo a ideare un processo politico che non sia soltanto trasparente ed equo, ma sia anche percepito come tale, dovremmo riuscire a raggiungere un consenso stabile su cosa debba andare nel curriculum e cosa no -- e questo sarebbe regolabile nel tempo, man mano che apprendiamo nuove cose sulle religioni, visto che il processo politico sarebbe auto-correggente e auto-sostenente.

Tutte le religioni maggiori e minori riceverebbero l'invito a partecipare, così come i rappresentanti della minoranza non-religiosa, che sono più numerosi di molte delle religioni principali negli Stati Uniti. Oggi nel mondo ci sono 749 milioni di atei; sono il doppio dei buddisti, 40 volte più degli ebrei, e più di 50 volte più dei mormoni, secondo un recente studio di Phil Zuckerman (2006).

Tutti i principali gruppi religiosi e non religiosi sarebbero invitati a proporre degli auto-ritratti delle proprie tradizioni, compreso tutto il materiale su di sé che desidererebbero fosse noto agli altri, entro certi limiti di lunghezza concordati. Nessuna religione ha attualmente una maggioranza nel mondo, e ad una prima approssimazione -- soggetta ad aggiustamenti mediante il processo politico stesso -- il tempo e lo spazio nel curriculum dovrebbe essere proporzionale al numero di aderenti in tutto il mondo.

Questi autoritratti sarebbero comunque soggetti a critiche di inaccuratezza fattuale, ed altri rappresentanti (e studiosi e altre parti interessate) avrebbero la possibilità di proporre altri fatti importanti lasciati fuori dagli autoritratti. Queste divergenze sui fatti si potrebbero poi risolvere in un modo simile a un processo legale, e questo processo attraverserebbe varie iterazioni, senza dubbio, prima che si possano approvare delle bozze di compromesso.

Sappiamo già come fare tutto questo. Ci sono già molti controlli e regolamenti per impedire alle religioni da una parte di censurare verità vergognose ma innegabili, dall'altra di coalizzarsi tra loro per perseguitare religioni di minoranza. Servirà una volontà politica perché accada, ma chi oggi non riesce a vedere l'importanza di sottoporre queste questioni all'indagine razionale?

(Notate che nel curriculum non sarebbe inclusa la verità o falsità di alcuna dottrina religiosa, poiché non esiste alcun punto di dottina religiosa sulla cui verità siano tutti d'accordo.)

Un'altra obiezione frequente è che è irrealistico aspettarsi che gli insegnanti delle scuole private e casalinghe insegnino bene questo curriculum, perché molti di loro presumibilmente lo troveranno antitetico alla loro visione del mondo.

Sono d'accordo, e senza dubbio una percentuale significativa degli insegnanti delle scuole pubbliche insegnerebbero questo curriculum controvoglia, ma non credo sia importante. Mi accontento che gli insegnanti dicano agli studenti: "questo curriculum obbligatorio è spazzatura, un'opera di Satana, un miserabile compromesso politico infilatoci in gola da uno Stato antipatico", ma che poi aggiungano: "Comunque, sarete messi alla prova su questo curriculum, e, se non superate gli esami, il vostro futuro scolastico sarà in pericolo".

Non importa se gli insegnanti insegneranno il curriculum in modo non imparziale: il semplice fatto di udire che la maggior parte delle persone crede quelle cose dovrebbe bastare a vaccinare molti bambini contro i virus tossici di alcune religioni. La credibilità degli insegnanti sarà inoltre in pericolo se parlano male del curriculum; e meglio creiamo il curriculum, più difficile sarà per loro avere quest'opinione. Ci sarebbe anche qualche serie televisiva importante sul nuovo curriculum, e grossi siti Web, per far da contrappeso a coloro che cercheranno di screditarlo.

[...]

Infine, mi sono divertito molto quando alcuni oppositori di questa proposta l'hanno chiamata "fascista" o "totalitaria", quando in realtà è meravigliosamente libertaria: puoi insegnare ai tuoi bambini tutto quello che vuoi sulla religione, senza alcuna interferenza dello Stato, fino a che insegni loro anche questi fatti.

Quale altra libertà potrebbe desiderare un genitore? La libertà di mentire ai suoi bambini? La libertà di mantenerli ignoranti? I bambini non sono di proprietà del genitore, quasi fossero schiavi, e i genitori non hanno alcun diritto di renderli incapaci mediante l'ignoranza. Al contrario hanno l'obbligo di dar loro quella conoscenza sugli altri che è disponibile a ogni altro bambino, come parte normale della crescita in una società libera.

Inoltre, questa conoscenza arricchirà le loro menti in innumerevoli modi, poiché li porterà a conoscere gran parte della più bella musica, arte e letteratura che il mondo possa offrire, e darà loro quel tipo di prospettiva sulla propria vita che si può avere solo quando si confronta la propria vita con quella degli altri.




[Modificato da 83pico@live.it 15/11/2008 19:58]
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