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Terremoto e teologia

Ultimo Aggiornamento: 09/04/2009 00:33
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09/04/2009 00:33

Un terremoto che, all’inizio della Settimana Santa, ha colpito una regione più devota di altre, distruggendo più chiese ed edifici religiosi che costruzioni di altro tipo. Vite spezzate, molte delle quali di bambini inermi. La tragedia dell’Abruzzo ripropone le sempiterne domande sull’esistenza di un Dio onnipotente, onnisciente, sommamente giusto e benevolente. La Chiesa cattolica ne è cosciente, e affida la risposta a uno dei più noti teologi italiani, mons. Bruno Forte, arcivescovo della diocesi di Chieti-Vasto. Intervistato da Radio Vaticana, ha dichiarato:

“Se c’è un messaggio che il Vangelo ci dona come centro e cuore della nostra fede, è proprio che Dio non è lontano da chi soffre, anzi, ha fatto sua la sofferenza del mondo. Certo, la grande domanda “perché Dio permette questo?” tornerà, tornerà nelle nostre preghiere, nelle nostre riflessioni. Ma tornerà anche la certezza che Dio non abbandona il suo popolo nell’ora della prova e che Dio accoglie nelle sue braccia di misericordia quanti sono stati vittime di questo cataclisma naturale. Non dimentichiamo che l’ateismo moderno da molti viene fatto nascere con il terremoto di Lisbona del 1755, le riflessioni del poema di Voltaire su quel terremoto che, appunto, ragionavano dicendo: “Se c’è Dio ed è onnipotente, perché non è anche buono ed impedisce quello che sta succedendo?”. Ma questo è troppo facile a dirsi, perché il Dio di cui noi siamo testimoni è ben altro dal Grande Burattinaio del mondo: è un Dio che ha fatto sua la croce e la sofferenza, anche la croce delle nostre incapacità a prevedere, a conoscere. Come dire: un Dio che ci chiama all’umiltà. Ma credo che anche una scienza seria, rigorosa, non possa che sentirsi profondamente chiamata all’umiltà davanti a questi danni che essa non riesce a prevedere e a controllare”.

AGGIORNAMENTO. Secondo don Livio Fanzaga, direttore di Radio Maria, “il Signore ha voluto che in questa Settimana Santa anche loro [gli abitanti abruzzesi, NDR] partecipassero alla sofferenza della sua passione. La legge dei misteri di Dio è sempre molto difficile, ma anche in questa tragedia vogliamo vedere qualcosa di positivo”.




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