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CEI CONTRO TAR, SENTENZA PRETESTUOSA

Ultimo Aggiornamento: 12/08/2009 17:15
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12/08/2009 13:12

ROMA - Una sentenza "pretestuosa", "povera di motivazioni" che "danneggia la laicità dello stato". Così Monsignor Diego Coletti, Presidente della Commissione episcopale per l'educazione cattolica, la scuola e l'Università ai microfoni di Radio vaticana commenta la sentenza del Tar del Lazio sull'ora di religione.

L'ora di religione non va "a sostenere scelte religiose individuali", ma "é una componente importante di conoscenza della cultura di questo Paese, con buona pace degli irriducibili laicisti e purtroppo dobbiamo dire con buona pace anche dei nostri fratelli nella fede di altre confessioni cristiane". Così monsignor Diego Coletti, presidente della Commissione episcopale per l'educazione cattolica, ai microfoni di Radio vaticana confuta la tesi del Tar, che nella sentenza sull'ora di religione scrive che l'insegnamento "di carattere etico e religioso" in quanto "strettamente attinente alla fede individuale" non può essere oggetto di valutazione.

La sentenza del Tar del Lazio sull'ora di religione e' sintomo ''del piu' bieco e negativo risvolto dell'illuminismo''. Lo dice monsignor Diego Coletti, presidente della Commissione episcopale per l'educazione cattolica, la scuola e l'Universita' ai microfoni di Radio Vaticana. ''Uno stato sanamente laico - spiega mons. Coletti - deve rispettare e far crescere tutte le identita' '', dove per laicita' si intende ''la giusta neutralita' di una comunita' civile che pero' dovrebbe essere preoccupata di valorizzare tutte le identita' ''. Se per laicita' si intende invece ''esclusione dall'orizzonte culturale e formativo civile di ogni identita' si cade nel piu' bieco e negativo risvolto dell'illuminismo'', che ''prevede che la pace sociale sia garantita dalla cancellazione delle diversita' e delle identita' ''.




[Modificato da 83pico@live.it 12/08/2009 13:20]
12/08/2009 17:15

MINISTRO GELMINI ANNUNCIA RICORSO A CONSIGLIO STATO
Il ministero dell'Istruzione ricorrerà al Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar del Lazio sull'ora di religione. E' quanto ha annunciato il ministro Mariastella Gelmini. "La religione cattolica - ha detto il ministro - esprime un patrimonio di storia, di valori e di tradizioni talmente importante che la sua unicità deve essere riconosciuta e tutelata. Una unicità che la scuola, pur nel rispetto di tutte le altre religioni, ha il dovere di riconoscere e valorizzare". "I principi cattolici dunque, che sono patrimonio di tutti, vanno difesi da certe forme di laicità intollerante che vorrebbero addirittura impedire la libera scelta degli studenti e delle loro famiglie di seguire l'insegnamento della religione. Per questo ho deciso di ricorrere al Consiglio di Stato contro la decisione del Tar. Sono fiduciosa che, come è accaduto altre volte in passato, il Consiglio di Stato possa dare ragione al ministero e all'ordinamento in vigore". Già nel 2007 il Consiglio di Stato ha ribaltato un analogo pronunciamento del Tar sull'ora di religione.

"In Italia vi è piena libertà di scegliere se frequentare o meno l'insegnamento della religione. Non si comprende perché qualcuno voglia limitare questa libertà". E' quanto ha detto il ministro Mariastella Gelmini, secondo la quale è "ingiusto discriminare la religione cattolica". Secondo il ministro, "l'ordinanza del Tar determina un ingiusto danno nei confronti di chi sceglie liberamente di seguire il corso" di religione cattolica. "Il Tar del Lazio ha sostenuto che per chi non sceglie l'insegnamento della religione cattolica può configurarsi una situazione di svantaggio. Tale tesi non è condivisibile in quanto l'insegnamento della religione cattolica non costituisce un credito scolastico ma un credito formativo e non incide quindi in maniera diretta sul voto finale. E' pertanto davvero incomprensibile - ha ribadito Gelmini - che solo la religione cattolica non debba contribuire alla valutazione globale dello studente tra tutte le attività che danno luogo a crediti formativi".

Per il ministro Gelmini non esistono docenti si serie A e di serie B. "L'ordinanza del Tar tende a sminuire il ruolo degli insegnanti di religione cattolica, come se esistessero docenti di serie a e di serie B. Al contrario ritengo che il ruolo degli insegnanti di religione vada accresciuto e valorizzato. Per questo - ha aggiunto - dal prossimo anno è mia intenzione coinvolgere i docenti di religione cattolica in attività di formazione, secondo gli obiettivi della riforma del primo e del secondo ciclo d'istruzione".

ANM, DA CEI CRITICHE GENERICHE
"E' legittimo che i provvedimenti giudiziari possano essere criticati e noi non possiamo che ribadirlo, purché le critiche siano espresse nel rispetto di chi emette i provvedimenti. Colpiscono, nel giudizio espresso da monsignor Diego Coletti, quelle critiche che suonano solo come affermazioni generiche nei confronti di tutta la magistratura, e questa è una cosa che sentiamo molto". Così Luca Palamara, presidente dell'Anm, ha commentato l'intervento di monsignor Coletti, presidente della Commissione episcopale sull'educazione cattolica, alla sentenza del Tar del Lazio sull'ora di religione.

INSEGNANTI, RICORREREMO IN APPELLO
Gli insegnanti di religione ricorreranno in appello contro la sentenza del Tar che li esclude dagli scrutini e dall'attribuzione dei crediti per gli studente. Lo ha annunciato, parlando a Radio Vaticana, Orazio Ruscica, segretario dello Snadir, il sindacato autonomo degli insegnanti di religione. "Ci costituiremo in giudizio - ha detto Ruscica - e impugneremo la decisione come già abbiamo fatto nel 2007" quando la stessa sezione del Tar si era pronunciata per la sospensione della stessa ordinanza del ministero dell'Istruzione, ma contro la decisione il ministero aveva presentato ricorso in appello al Consiglio di Stato. Per il segretario la decisione del Tar "non fa altro che dire che chi lavora deve essere penalizzato. Gli studenti che durante l'anno fanno una materia in più rispetto agli altri devono vedere poi alla fine dell'anno penalizzato il loro lavoro". Nell'attribuzione del credito "viene valutato - ha precisato Ruscica - sia la religione sia la materia alternativa sia lo studio individuale assistito e certificato dall'insegnante". Quindi, conclude, non si lede il diritto di libertà e non si lede il principio di laicità, si tratta di attribuire un peso all'impegno degli studenti: "Qui c'é un'altra confusione", sostiene: "Lo Stato riconosce un impegno da parte dello studente e dice: tu hai fatto qualcosa durante l'anno? Ti sei impegnato? Bene, io te lo riconosco".
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