BENEDETTO XVI: UDIENZA, “IL CRISTIANESIMO NON È LA VIA DELLA COMODITÀ”

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83pico@live.it
00mercoledì 5 novembre 2008 11:39
“Il cristianesimo non è la via della comodità, è piuttosto una scalata esigente, illuminata però dalla luce di Cristo e dalla sua grande speranza”. Lo ha detto il Papa, nella catechesi dell’udienza generale di oggi,dedicata alla centralità del mistero della Resurrezione di Cristo come “chiave di volta della cristologia paolina”. “La teologia della croce non è una teoria, è la realtà della vita cristiana”, ha puntualizzato Benedetto XVI, secondo il quale “vivere nella fede in Gesù Cristo, vivere la verità e l’amore implica rinunce ogni giorno, implica sofferenze”. In questa prospettiva, “il credente si trova collocato tra due poli: da un lato, la risurrezione che in qualche modo è già avvenuta e garantita; dall’altro, l’urgenza di inserirsi in quel processo che conduce tutti e tutto verso la pienezza”. Un processo, per il Papa, ben descritto nella Lettera ai Romani: “come tutta la creazione geme e soffre quasi le doglie del parto, così anche noi gemiamo nell’attesa della redenzione del nostro corpo”. Il “vero credente”, in altre parole - grazie alla resurrezione di Cristo,su cui si fonda “la speranza di potere un giorno entrare anche noi con Cristo nella vera nostra patria che sta nei cieli” - si inserisce in quel processo grazie al quale il primo Adamo, terrestre e soggetto alla corruzione e alla morte, va trasformandosi nell’ultimo Adamo, quello celeste e incorruttibile”.
“Ai cristiani non è risparmiata la sofferenza”, ha detto a braccio il Papa citando sant’Agostino, perché” vivere la fede esprime il coraggio di affrontare la vita, di affrontare la storia più in profondità: solo così,osando la sofferenza, troviamo la vita nella sua profondità, la sua bellezza, la sua grande promessa”. Per il credente, ha spiegato infatti Benedetto XVI sempre fuori testo, è “importante il cuore che crede il Cristo, ma non basta portare nel cuore la fede: dobbiamo testimomiarla con la vita, e rendere così presente la verità della Resurrezione di Cristo nella storia”. “In questa speranza – le parole con cui il Santo Padre ha concluso la catechesi dell’udienza generale di oggi, di fronte a circa 13 mila fedeli – andiamo con speranza e con gioia”.




kelly70
00mercoledì 5 novembre 2008 14:45
Re:
83pico@live.it, 05/11/2008 11.39:

“Il cristianesimo non è la via della comodità, è piuttosto una scalata esigente, illuminata però dalla luce di Cristo e dalla sua grande speranza”. Lo ha detto il Papa, nella catechesi dell’udienza generale di oggi,dedicata alla centralità del mistero della Resurrezione di Cristo come “chiave di volta della cristologia paolina”. “La teologia della croce non è una teoria, è la realtà della vita cristiana”, ha puntualizzato Benedetto XVI, secondo il quale “vivere nella fede in Gesù Cristo, vivere la verità e l’amore implica rinunce ogni giorno, implica sofferenze”. In questa prospettiva, “il credente si trova collocato tra due poli: da un lato, la risurrezione che in qualche modo è già avvenuta e garantita; dall’altro, l’urgenza di inserirsi in quel processo che conduce tutti e tutto verso la pienezza”. Un processo, per il Papa, ben descritto nella Lettera ai Romani: “come tutta la creazione geme e soffre quasi le doglie del parto, così anche noi gemiamo nell’attesa della redenzione del nostro corpo”. Il “vero credente”, in altre parole - grazie alla resurrezione di Cristo,su cui si fonda “la speranza di potere un giorno entrare anche noi con Cristo nella vera nostra patria che sta nei cieli” - si inserisce in quel processo grazie al quale il primo Adamo, terrestre e soggetto alla corruzione e alla morte, va trasformandosi nell’ultimo Adamo, quello celeste e incorruttibile”.
“Ai cristiani non è risparmiata la sofferenza”, ha detto a braccio il Papa citando sant’Agostino, perché” vivere la fede esprime il coraggio di affrontare la vita, di affrontare la storia più in profondità: solo così,osando la sofferenza, troviamo la vita nella sua profondità, la sua bellezza, la sua grande promessa”. Per il credente, ha spiegato infatti Benedetto XVI sempre fuori testo, è “importante il cuore che crede il Cristo, ma non basta portare nel cuore la fede: dobbiamo testimomiarla con la vita, e rendere così presente la verità della Resurrezione di Cristo nella storia”. “In questa speranza – le parole con cui il Santo Padre ha concluso la catechesi dell’udienza generale di oggi, di fronte a circa 13 mila fedeli – andiamo con speranza e con gioia”.








Con questa foto mi hai risparmiato i commenti. [SM=g8861]
83pico@live.it
00mercoledì 5 novembre 2008 14:52
Re: Re:
kelly70, 05/11/2008 14.45:




Con questa foto mi hai risparmiato i commenti. [SM=g8861]




In che senso? Non capisco...
kelly70
00venerdì 7 novembre 2008 10:15
Re: Re: Re:
83pico@live.it, 05/11/2008 14.52:




In che senso? Non capisco...




Il cristianesimo non è la via della comodità...ma con un paio di scarpe Prada si affronta meglio...

Chi l'ha aggiunta la foto all'articolo? O era già così?

Svegliaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa [SM=g6794]
83pico@live.it
00venerdì 7 novembre 2008 15:44
Ah! Ora capisco. Quella foto l'ho aggiunta io, ma senza badare al contrasto tra parole e fatti di Benedetto XVI che involutamente ho creato. Forse è vero che il Papa predica bene ( [SM=x1701330] ) ma razzola male ( [SM=x1699957] ).
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