00 12/04/2009 22:34
Una delle questioni che più affascinano i lettori del Tao Te Ching, oltre alla bellezza dei versi in esso contenuti e alla loro terribile attualità, è l’alone di leggenda creatosi nel corso dei secoli attorno al suo autore.
Infatti costui, del quale non si sa esattamente se sia un personaggio storico o leggendario, è considerato il padre del Taoismo e i cinesi, come d’uso nella loro cultura, hanno costruito decine e decine di leggende legate alla storia della sua vita, e da qui le scarse fonti storiche subiscono interferenze e si mescolano con il mito.
Laozi significa letteralmente il vecchio maestro ed è il nome con cui è conosciuto e venerato dai suoi fedeli, ma secondo lo storico Sima Qian il suo vero nome sarebbe Li Er. Che sia esistito o meno, il personaggio è vivo grazie al suo libro e alle innumerevoli generazioni di Cinesi seguaci delle sue dottrine.
Già dai tempi della dinastia Han egli era rappresentato da pittori e scultori, che hanno modellato la sua figura nell’immaginario collettivo cinese.
Egli è spesso rappresentato come un simpatico vecchietto sistemato sul dorso di un bufalo, in procinto di partire verso Occidente, dove si dice che si recò per insegnare ai barbari la sua dottrina.
La sua rappresentazione più comune, però, è conosciuta come Shoulao, il Dio della longevità, una delle sue emanazioni. È facilmente riconoscibile per il cranio smisurato e calvo, a forma di proiettile e per la fronte prominente, la lunga barba bianca, il bastone di legno, spesso portato da un ragazzino, il suo assistente. Talvolta l’asta termina con una testa di drago e reca appesa una zucca che si crede contenga polvere di cinabro, indispensabile per la preparazione della droga immortale, l’elisir di lunga vita. Oltre all’immenso cranio, deformato dall’intensità delle sue meditazioni e pieno di essenza di vita, ha i lobi delle orecchie che gli scendono verso il basso, segno di grande saggezza, da cui deriva un altro dei suoi soprannomi, il Venerabile dalle lunghe orecchie. La ricerca dell’elisir di lunga vita divenne il fine ultimo delle pratiche magiche in cui era destinata a degenerare la religione taoista.
Secondo alcune fonti storiche Confucio, che come ho detto è un suo contemporaneo, avrebbe fatto visita a Laozi. Questa visita ha avuto luogo veramente? Dove? Quando? Che cosa si sono detti, esattamente? mistero.
Lo storico Sima Qian ci illumina al riguardo. Ma non dimentichiamo che essendo egli funzionario alla corte della dinastia Han, era probabilmente confuciano, e resta il fatto che i due sistemi non erano per nulla compatibili.
Confucio si sarebbe recato a interrogarlo a proposito dei Riti, e Laozi lo avrebbe tacciato. “Abbandona la tua arroganza e la tua aria di sufficienza” gli avrebbe detto, prima di esporgli i propri dubbi sul valore dell’intelligenza, della pietà filiale e della dedizione, ovvero i principi essenziali esaltati da Confucio. “In quanto ai riti”, aggiunse, “rappresentano soltanto un sottilissimo strato di dedizione e di fede, e sono l’inizio dell’anarchia. II razionalismo, scienza discorsiva, e il rispetto dei valori sociali illusori, sono soltanto atteggiamenti artefatti, pericolosi, nocivi. Rifiutiamo la giustizia, e il popolo ritroverà le autentiche virtù familiari”.
In breve, erano discordi su tutto, e da questa gara oratoria Confucio sarebbe uscito sconfitto. Si trattava già del dibattito sull’uomo che vive secondo natura e sull’uomo civilizzato. Ma tutto ciò è indubbiamente apocrifo. Laozi è “come il drago” avrebbe detto Confucio, “non sono in grado di capirlo”. Durante la dinastia Han, quest’incontro divenne una vera e propria leggenda popolare, e i pittori fecero a gara per riprodurla sulle pareti delle camere funerarie.
Un altro dibattito relativo al personaggio di Laozi lo vede al centro di una diatriba sulla genesi delle tre grandi religioni orientali. Infatti durante il periodo Han, in Cina cominciò a prendere piede il buddismo, importato dall’India.
I Taoisti, per far fronte alla conversione di molti cinesi alla nuova religione, pensarono di recuperare il fenomeno e di fare del nuovo culto venuto dall’India un derivato del proprio. Secondo le fonti Laozi si era recato in Occidente e lì aveva convertito i barbari. Detto fatto: per i Taoisti tra i barbari occidentali che Laozi aveva convertito cinque secoli prima vi erano anche gli indiani, quindi il buddismo non poteva essere altro che una versione indiana della dottrina taoista! Questa tesi poggiava su un libro apocrifo spuntato dal nulla al momento opportuno. Questo argomento sarà il pomo della discordia tra taoisti e buddisti per secoli…