00 12/08/2009 08:19
Le religioni non cattoliche e le associazioni laiche, che ritengono discriminatoria l'attribuzione di un punteggio scolastico alla frequenza dell'ora di religione, hanno vinto la loro battaglia: tale presunta discriminazione è stata riconosciuta dal Tar del Lazio, che si è opposto alle leggi dello Stato. Il tribunale amministrativo ha, infatti, accolto il ricorso presentato da 24 soggetti, tra i quali le Chiese Evangeliche, Luterana, Valdese e l'Unione delle comunità ebraiche per l'annullamento dell'ordinanza dell'allora ministro dell'Istruzione Giuseppe Fioroni per gli esami di Stato 2007/2008. In particolare, la frequenza dell'ora di religione cattolica non concorrerà a "l'attribuzione del credito scolastico" per gli esami di maturità" e "i docenti di religione cattolica" non potranno partecipare "a pieno titolo alle deliberazioni del consiglio di classe concernenti l'attribuzione del credito scolastico agli alunni che si avvalgono di tale insegnamento". Non sono mancate le reazioni politiche a questa discriminazione verso gli isegnanti di religione, con il centrodestra che parla di sentenza "discutibile", mentre per l'opposizione si è trattato soltanto del "minimo sindacale". Anche se Paola Binetti (Pd) ha difeso la presenza dei prof agli scrutini.

Da parte sua Fioroni ha ricordato di aver solo "applicato la legge", rimandando ora la questione al ministro Gelmini. Secondo quanto riferito dai ricorrenti, nella sentenza (n. 7076/2009 del 17 luglio) è stabilito che "un insegnamento di carattere etico e religioso, strettamente attinente alla fede individuale, non può assolutamente essere oggetto di una valutazione sul piano del profitto scolastico" e che lo Stato "non può conferire ad una determinata confessione una posizione "dominante" violando il pluralismo ideologico e religioso". "L'attribuzione - si legge nella sentenza - di un credito formativo ad una scelta di carattere religioso degli studenti e dei loro genitori, quale quella di avvalersi dell'insegnamento della religione cattolica nelle scuole pubbliche dà luogo ad una precisa forma di discriminazione, dato che lo Stato Italiano non assicura identicamente la possibilità per tutti i cittadini di conseguire un credito formativo nelle proprie confessioni ovvero per chi dichiara di non professare alcuna religione in Etica Morale Pubblica". Il Tar del Lazio si era già pronunciato nella stessa direzione nel maggio 2007, quando accogliendo un ricorso aveva sospeso l'ordinanza. La decisione era stata impugnata dal ministero e l'Avvocatura di Stato ne aveva accolto la richiesta. Numerose le reazioni. "Ho dato attuazione a un quadro legislativo e a una normativa precedente e vigente" ha detto Giuseppe Fioroni che chiama in causa anche l'attuale ministro. "Visto che al conseguimento dei crediti formativi concorrono una serie molto ampia e varia di discipline, non ultimi anche corsi di danza caraibica - ha detto - ritengo quindi che possa contribuirvi anche l'ora di religione o della materia sostitutiva, come previsto per legge. Mi auguro su questo di poter conoscere anche il pensiero del ministro Gelmini".

Resta da vedere cosa farà viale Trastevere se presenterà ricorso o meno. Intanto, la Consulta sulla laicità annuncia che "un nuovo ricorso per un'uguale ordinanza per l'anno scolastico successivo é stato presentato in maggio". "La scelta di frequentare l'ora di religione attiene ai convincimenti personali, non può essere misurata come una materia di insegnamento". Ha commentato la presidente del Coordinamento Genitori Democratici, Angela Nava, tra le associazioni ad aver promosso il ricorso. "Soddisfazione" è stata espressa dalla Tavola Vadese e dalla Flc Cgil. Escludere gli insegnanti di religione dagli scrutini è a sua volta discriminatorio, invece, per Paola Binetti (Pd): "Crea dei docenti di serie A e di serie B" e questo, aggiunge, "contraddice tra l'altro l'altissimo numero di persone che scelgono l'insegnamento della religione e si aspettano che, una volta scelto, non sia un optional ma entri a pieno titolo nella valutazione". Una decisione discriminatoria anche per Maurizio Gasparri (Pdl), per il quale verrà cancellata dai successivi gradi di giudizio: "E' una decisione estemporanea che sarà sicuramente cancellata". Rincara la dose Fabrizio Cicchitto (Pdl): "Quella del Tar è una sentenza discutibile. La materia andrebbe approfondita con serenità". Di diverso avviso Maurizio Turco deputato dei Radicali: "La sentenza ci sembra il minimo sindacale, ma è triste vedere che la politica ha bisogno del Tar per decidere su queste cose".